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Piazza di Spagna: La scala e la barca

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Sul palcoscenico di Trinità dei Monti va in scena ogni giorno lo spettacolo più conosciuto dal turismo mondiale. La Roma da cartolina però ancora nasconde qualche curiosità che aspetta soltanto di essere svelata. Segui Gaia alla scoperta di una Roma diversa!

Nessuno al mondo ignora l'esistenza di piazza di Spagna. Trinità dei Monti fa ormai parte dell'immaginario collettivo e si associa inevitabilmente a Roma come e forse di più degli archi del Colosseo. È inevitabile venire nella capitale e fare tappa qui. Inevitabile scendere la scalinata, imboccare via Condotti, lanciare occhiate rapaci alle vetrine degli stilisti più famosi e poi rompere gli argini su via del Corso per un ulteriore bagno di folla. 


Come una via crucis laica (e piuttosto consumista, anche turisticamente parlando) questa porzione di Roma sembra non avere più né segreti né misteri. Qualcuno più avventuroso degli altri può osare un itinerario snob verso via del Babuino in direzione dell'omonima statua parlante "collega di Pasquino" (di fianco all'entrata del bar Canova-Tadolini), o verso la Salita di San Sebastianello per lanciarsi in una passeggiata verticale verso la sommità della scalinata ma da una via laterale, più antica, più intima, più solitaria. 

Ma in fondo è poca roba. La vista è quasi completamente occupata dallo scalone monumentale che sale verso il cielo e si interrompe solo davanti all'Obelisco Sallustiano e alla facciata della chiesa, appunto, di Trinità dei Monti. Fra uno scalino e l'altro gli scorci di tante terrazze fiorite e qualche sguardo alla Keats and Shelley Memorial House, ospitata nell'appartamento romano del poeta romantico inglese Keats. 

Poco interesse o quasi nessuno desta la Fontana della Barcaccia. Certo, come dare torto ai turisti? Lassù, si staglia un'opera architettonica immensa e scenografica, la cui "comunicazione" visiva vince su tutto. Quaggiù, la fontana, infossata e spesso coperta dalla folla in cerca di una buona posizione per scattare una foto alla scalinata, non ha quasi chance di essere scoperta e di conseguenza ammirata. Pochi, pochissimi sanno che questa è un'opera rivoluzionaria che si deve a Pietro Bernini, padre di uno della personalità artistica più influente della Roma barocca, Gian Lorenzo.

A commissionarla all'artista fu, nel 1626, Urbano VIII, papa Barberini. Le ragioni di una fontana proprio in quel punto sono piuttosto banali, la posizione era stata prevista già svariati anni prima (nel 1570) e a Roma serviva come il pane che l'acqua degli acquedotti arrivasse anche nel rione di piazza di Spagna. La forza dell'Acqua Vergine però, fino all'inizio del Seicento, non era sufficiente per riempire le vasche di una fontana da quelle parti. Si dovette attendere l'arrivo dell'Acqua Paola (1612) che si unì all'Acquedotto Felice per dare a quella che sarà poi la Barcaccia una possibilità di nascere. 

Ma perché la Barcaccia è rivoluzionaria? Perché non è tanto un'opera architettonica e ingegneristica quanto un "bel capriccio", come la definirebbero i testi accademici, cioè una scultura funzionale. Ed è un dettaglio importante se si pensa alla bellezza delle fontane barocche di Roma costruite successivamente, soprattutto quelle realizzate dal figlio di Pietro, Gianlorenzo Bernini. Ecco, la fontana di Trinità dei Monti va guardata così, con gli occhi del rispetto. E poi bisogna pensare anche a un altro dettaglio. 

Perché una barca? E che c'entra piazza di Spagna con un tema così acquatico? Per ottenere una risposta bisognerà consultare una mappa e lasciare gli occhi liberi di trovare il Tevere. È qui, a due passi. Oltre la perpendicolare di via del Corso una volta c'era il famoso Porto di Ripetta, poi smantellato per imprigionare il fiume con i muraglioni dopo l'Unità d'Italia. Ma quando il porto funzionava il paesaggio era continuamente punteggiato di barche, o meglio "barcacce", cioè imbarcazioni fluviali con cui, di solito, si trasportava il vino. 

Le associazioni arrivano spontanee. Che ironia: una fontana che richiama le forme delle barche su cui veniva caricato il vino, concede ai romani "solo" acqua, grazie ai soldi di un papa che per realizzare tale opera aveva tassato, guarda un po', proprio le botti di vino che entravano a Roma. Al popolo di sicuro non sfuggì questo dettaglio paradossale, e di sicuro non mancarono di castigarlo. Ma a noi non è arrivato che l'eco. Nulla di più.

Sarebbe un peccato che questa memoria si perdesse del tutto. Rinnovare quest'aspetto curioso della nascita della Barcaccia, perciò, è qualcosa che spetta a noi quando andiamo a piazza di Spagna e rinunciamo allo spettacolo dello scalone più famoso di Roma per dedicare tutta l'attenzione a una fontana rivoluzionaria che, però, prendeva in giro i romani.







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