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Piazza del Parlamento: Il Palazzo sulla discarica di Campo Marzio

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Qui tutto invita ad andarsene velocemente, non ci sono né musei, né attrazioni che non siano il palazzo del Parlamento. Ma se ci si accomoda sull’altura di Montecitorio subito nascono considerazioni e spigolature del passato di Roma che affascinano e conquistano. Segui Gaia alla scoperta di Roma

Mette sempre un po' di soggezione passeggiare davanti Montecitorio. I deputati della Camera che passano veloci e si infilano nel palazzo ci fanno subito sentire fuori posto. Quel colle (sì, anche Montecitorio è un colle, ma non fa parte dei sette) appartiene alla politica nazionale più che ai turisti e ai romani. La stessa sensazione (anzi, forse anche peggiore) ci coglie, poi, se circumnavighiamo l'edificio e ci sistemiamo in piazza del Parlamento. 


No, qui non si viene ad annusare l'aria familiare della capitale. Si viene a guardare il Potere dritto in mezzo agli occhi per poi fuggire verso lidi più "affabili" turisticamente parlando, luoghi più semplici da capire, istantanee più affascinanti. 

Eppure, nel tempo che generalmente si impiega a scegliere un'altra meta su cui esercitare le gambe, qualcuno si è mai chiesto perché Montecitorio non fa parte dei sette colli di Roma? Forse perché è artificiale, come altri "monti" della capitale (Giordano, Savello e Monte dei Cocci a Testaccio, tanto per citarne alcuni fra i più noti), mentre i sette colli sono figli del Vulcano Laziale, l'elemento scatenante che molte migliaia d'anni fa ha dato vita alla geologia e quindi anche alla fortuna di Roma.

E poi perché, come nel caso degli altri "colli" non naturali, nell'antichità, non ha mai goduto di una grande ammirazione da parte dei romani, visto che, appunto, come quasi tutti gli altri monti non vulcanici, anche Montecitorio è figlio degli scarti che si accumulavano via, via che la città si espandeva grazie alle bonifiche. Insomma, Montecitorio era probabilmente un'antica discarica, creata con la stessa razionalità e precisione con cui, nel tempo, è stato creato il Monte dei Cocci (i cocci delle anfore d'olio e di vino che viaggiavano fino al porto di Ostia
e poi sul Tevere fino a Testaccio). Robetta per i romani, quindi. Utile spazzatura che proveniva dalla bonifica delle paludi di Campo Marzio, il rione più centrale che c'è, oggi come ieri. Ma niente di più. 
Certo, viene da sorridere adesso, dopo che più o meno duemila anni di storia di Roma hanno trasformato una vecchia discarica nella sede dell'amministrazione nazionale, l'oggetto dell'amore e dell'odio di tanti italiani. 

E che dire del palazzo? Inaccessibile com'è in una normale giornata turistica, può essere ammirato giusto dall'esterno, apprezzando il gusto berniniano che ne iniziò la costruzione per conto di papa Innocenzo X a cui premeva edificare una nuova residenza per la famiglia Ludovisi, sua alleata. L'artista volle innanzitutto modellare il materiale costruttivo per farlo adagiare sulla linea del colle ed è questa la prima caratteristica che spicca quando si osserva il palazzo (e anche l'unica testimonianza del progetto originario, il palazzo infatti fu terminato da Carlo Fontana che stravolse il resto del disegno di Bernini). Visto da dietro, cioè da piazza Montecitorio, sembra un bestione addormentato su un'altura, un gigante che prima o poi si sveglierà scuotendosi di dosso bandiere, uomini e mattoni, come un Gulliver capitolino. 

Certo, Roma, da qui è splendida. E nonostante l'inaccessibilità del palazzo bisognerebbe comunque dedicarle un po' di tempo. Godere di uno spazio vuoto in pieno centro, respirare a pieni polmoni da un'altura minima, ma significativa se ci si sta per tuffare nel caos di via del Corso o nel groviglio di vicoli che cominciano subito a ridosso della piazza e si ingarbugliano fino a raggiungere altri luoghi importantissimi del turismo romano: il Pantheon, San Lorenzo in Lucina, Sant'Ignazio, piazza Navona

È tutto lì, a portata di mano. Basta venire giù dall'antica discarica oggi centro del Potere e cominciare a camminare. Sempre che Gulliver non decida di svegliarsi proprio in quel momento.





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