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Ostiense: La magia del quartiere del progresso

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Archeologia industriale e vecchi stabilimenti riadattati, l'Ostiense è una piacevole scoperta in cui antico e moderno dialogano e si confrontano sotto gli occhi dei turisti. Scopri una Roma insolita in compagnia di Gaia

A Roma dici Ostiense e pensi mare. Dici Ostiense e la prima cosa che ti viene in mente è un quartierone sdraiato verso sud, coi palazzoni, i negozi, al massimo la basilica di San Paolo e le macchine che sfrecciano veloci sull’asfalto. Nulla di più, fra il centro della capitale e l’imbocco dell’ultimo tratto della via che effettivamente porta fino al litorale. 

Poco importa se qualcuno che conosce gli “anni bui” della storia della Città Eterna (il Novecento) ci racconta di una zona popolare, nata per accogliere i lavoratori del porto fluviale in un tentativo frustrato di far partecipare anche Roma alla grande Rivoluzione Industriale. 

Il fatto che l’Ostiense sia la sede della prima centrale elettrica della città non ha quasi valore turistico. D’altro canto qui contano solo il Colosseo e i Musei Vaticani. Il resto non importa.
Sarebbe ancora così se, negli ultimi anni, non fosse effettivamente cominciato il “Rinascimento” del quartiere Ostiense. Musei, interventi urbanistici, la necessità di rilanciare una zona che è primissima periferia ed ha già iniziato a stemperare i propri “spigoli” nella nebbiolina delicata dello “storico”, anzi, del “vintage” dei suoi palazzoni corrosi, dei suoi negozi inaugurati decenni fa e del suo traffico infernale.
Effettivamente, a passeggiare con occhi laici lungo questa direttrice antica che ha giustamente dato il nome alla zona, il senso del cambiamento si percepisce. 

Lungo la strada che comincia gloriosamente da Porta San Paolo (Mura Aureliane, Piramide, Rione Aventino e Rione San Saba i suoi vicini di casa) e prosegue giù fino alla Basilica dedicata al santo fulminato sulla via di Damasco e poi ancora più giù fino a Ostia, il paesaggio va interpretato e gli occhi vanno ri-accordati su nuove prospettive urbane, aliene rispetto al patrimonio di vicoli e palazzi antichi del centro di Roma. 

I platani la decorano al centro e la primissima traccia di questo rinascimento è forse la Centrale Montemartini, proprio davanti ai vecchi Mercati Generali in via di riconversione (per ora con la Città del Gusto del Gambero Rosso). Là dove una volta c’erano solo dinamo, turbine e motori diesel, ora c’è anche un museo archeologico che raccoglie l’immensa collezione nascosta per troppi anni nei magazzini dei Musei capitolini. Sì, avete letto bene: anche. Perché le due cose – in perfetta armonia con lo “spirito” di viale Ostiense – vanno di pari passo. 

Ed è così su tutto il resto del tragitto. A un elemento di epoca antica ecco aggiungersi un pezzo moderno (ma polveroso, in uno sfoggio di modernità che non è mai “contemporanea”). Per amare il quartiere Ostiense bisogna dotarsi di un duplice senso estetico, godere della bellezza di un graffito di un writer e mischiarlo al “senso” di Porta San Paolo. Apprezzare la Piramide Cestia e, all’unisono, incantarsi davanti alla stazione del trenino per il Lido dalle linee inequivocabilmente novecentesche. E così ancora: girellare dalle parti del Gazometro e sorprendersi della bellezza “industrial” delle sue linee secche per poi appassionarsi alle scoperte archeologiche di Parco Schuster proprio davanti alla Basilica di San Paolo. 

Anche “lei”, la Basilica di San Paolo, per quanto sia un falso visto che la chiesa originaria è bruciata completamente in un incendio nell’Ottocento, è la messa in scena di un miscuglio fra sensibilità antica e moderna. Sarebbe stato il luogo di culto più antico della città e oggi è invece un chiesone bianco e maestoso che compete con San Pietro in magniloquenza senza (purtroppo) averne il valore artistico (da un punto di vista religioso rimane importantissima, invece). 

Antico e moderno si rincorrono e si fondono. Qui meglio di altrove. In una Roma completamente nuova rispetto a quella che siamo abituati a conoscere dalle guide e dalle nostre passeggiate. La magia del quartiere Ostiense, nel pieno del suo Rinascimento, non mancherà di stregare chi lo visita con la mente libera. Chi sosta nei suoi numerosi locali, chi si ferma a mangiare fra i suoi ristoranti. Chi si spinge fin quasi sul Tevere a guardare dall’alto lo spettro di un porto fluviale che non esiste più ma che era la spina dorsale di questa terra straniera, eppure così splendidamente romana.





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