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Oltre la fiction

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inserito il 29/01/2011

I "Cesaroni" hanno fatto conoscere l'ultimo nato dei rioni di Roma anche al resto d'Italia, ma la Garbatella ha molto altro da offrire, basta perdersi fra i suoi lotti in una selva di fiori e targhe commemorative che ricordano un passato duro la cui memoria, da queste parti, non si è mai perduta

Si chiama “turismo cinematografico”. È quella strana mania che spinge gli amanti del cinema e dei telefilm a girovagare per il mondo a caccia di tracce “turistiche” dei loro titoli preferiti. A Hollywood è arci-noto il tour delle ville degli attori. A New York organizzano regolarmente itinerari guidati sulla scorta delle avventure delle protagoniste di Sex and the city. A Roma, sparse nel centro storico, decine palette informative ci raccontano quale film della gloriosa epoca di Cinecittà è stato girato in quella via particolare, senza parlare poi del recentissimo incremento di visitatori stranieri alla ricerca della Città Eterna narrata in Angeli e Demoni, il best seller di Dan Brown.
Alla Garbatella, più modestamente, ci si va in pellegrinaggio sui luoghi del set della fiction I Cesaroni, una hit della televisione nazionale che ha avuto il grande merito di far “scoprire” il fascino segreto dell’ultimo rione della capitale: Garbatella, appunto (anche se il merito della scoperta fa più effetto fuori da Roma, perché a Roma lo sapevano già in tanti che la Garbatella è bellissima).
Da quando, insomma, i Cesaroni impazzano sugli schermi c’è chi non si dichiara felice di essere stato nell’Urbe se non ha visitato il bar “della Roma” che sta all’inizio di via Roberto de Nobili, o se non ha sbirciato almeno una volta in direzione della scuola Cesare Battisti di via Damiano Sauli.
Bene, se il risultato finale è un giro alla Garbatella, fra le sue architetture popolari così calde e comode da farti sentire “di casa” anche quando è la prima volta che ci metti piede.
Ma la storia dell’ultimo nato dei rioni di Roma è forse un po’ più ricca delle immagini catturate in una fiction e una passeggiata da quelle parti rivela il “muso” di un angolo della città nato per gli operai e per i poveracci. Nato per necessità. E poi cresciuto a forza di vita comune e comune spartizione delle disgrazie.
Alla Garbatella non si va ad ammirare opere d’arte e monumenti dell’epoca imperiale. Ci si va per immergersi in un ventricolo del cuore della capitale, a conoscerne le sfumature dell’umorismo, quelle del tifo giallorosso e la “forza” di un quartiere popolare che si stringe nei suoi cortili, dentro le case rosse. Ci si va per conoscere una storia dura di guerra e di ribellione rappresentata anche oggi in mille targhe sparse fra le sue strade.
Quelle targhe raccontano storie di eroi moderni. Eroi scalcinati e spesso sconfitti che però hanno marchiato il rione con un “timbro” di integrità e carattere.
Ogni bar è importante. Così come sono importanti le piazzette, gli angoli toccati dal sole, ogni balcone, ogni portone. Alla Garbatella bisogna regalare almeno un pomeriggio per intero, visitare i suoi famosi “Lotti” uno per uno, immergendosi con discrezione nella vita quotidiana di un luogo ancora vivo e per questo mille volte più prezioso.
Via Passino, la chiesoletta dedicata a Sant’Isidoro e Sant’Eurosia, l’ex sede storica del Pci di Garbatella. Dalla metro (linea B, fermata Garbatella) è un unico sospiro di memorie mai sopite in queste latitudini, di gerani amati da signore anziane. Di vecchie povertà che non sono mai state miserie. È un tuffo nella dignità di essere “popolo sovrano”. È Roma allo stato puro. E scusate se è poco.
 


Il blog
di
Ilaria
Beltramme

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