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Aurelio: passeggiate nella storia fra le Mura Vaticane e le Mura Aureliane

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Il quartiere si incontra fra le Mura Vaticane che cingevano la Città Leonina e quelle costruite dall'imperatore Aureliano per difendere Roma dai barbari nel III secolo. Per iniziare a scoprire l'Aurelio bisogna conoscere l'inizio della storia, che comincia un paio di secoli prima dell'anno Mille. Segui Gaia in questo itinerario insolito.

In teoria basta seguire le mura di Roma per trovare il quartiere. L'Aurelio si incontra fra le Mura Aureliane e quelle Vaticane. Facile, facile. Questa descrizione, però, non racconta quanta varietà e che vastità di paesaggi ci si ritroverà davanti agli occhi in un giro alla scoperta della zona. 


Già solo aver nominato le fortificazioni che stringono la Città Eterna in un abbraccio secolare dà il senso di una visita che non vi lascerà insensibili. Provate a seguirle quelle Mura. Provate a rievocarne la storia. 

Certo, parlare di Mura Aureliane e Vaticane, può portare a conclusioni affrettate. Chi non le ha mai viste (chi non le ha mai viste?) potrebbe pensare a due giri merlati e invece sono più o meno la stessa cosa, nel senso che una si è appiccicata all'altra in un momento storico che a Roma spesso viene derubricato a "secoli bui", Medioevo romano. Il nulla. 

Le Mura Vaticane nascono prima dell'anno Mille, due secoli prima (circa). E nascono per difendere la città che era diventata una specie di meta facile per i saccheggi perpetrati da qualsiasi popolazione avesse voglia di sollazzare le proprie truppe sulle rive del Tevere. 

Nel 846 i musulmani avevano attaccato la città di dio e papa Sergio II era morto di paura e di dolore. Fu così che, forse per evitarsi una fine simile e l'umiliazione di vedere Roma violentata per l'ennesima volta, Leone IV decise di iniziare una vasta opera per tenere al sicuro almeno il Vaticano, che ancora non era abitato dalle gerarchie ecclesiastiche come oggi (allora i papi risiedevano in Laterano), ma era pur sempre un luogo simbolo della cristianità, sede della tomba dell'apostolo Pietro nonché primo papa. 

Ecco, la Città Leonina che oggi fa da sipario per una visita al quartiere Aurelio vide la luce in questo frangente, anticipando - del resto - l'autonomia geografica e amministrativa della Città del Vaticano. 

Papa Leone sfruttò lo sfruttabile. Usò i ruderi della cinta costruita dall'imperatore Aureliano che già allora (nel III secolo) dotava la città di una difesa che sbarrasse le invasioni dei barbari, impiegò le fortificazioni che Totila (re degli Ostrogoti) aveva innalzato durante la guerra del VI secolo e costruì la sua cittadella, inutile per gli abitanti di Roma, fondamentale per riparare un simbolo, senza il quale - bisogna ammetterlo - neanche l'Urbe sarebbe sopravvissuta allo scorrere dei secoli. 

A questo bisogna pensare mentre ci si immette sull'Aurelia. Prima di parlare dei quartieri, degli spazi verdi come villa Pamphilj, di una periferia tutto sommato poco periferica, bisognerebbe fermarsi a sollecitare memorie storiche lontanissime nel tempo. Senza quei quattro mattoni, Roma non sarebbe stata qui a farci innamorare. Senza i suoi simboli, a prescindere da come la si pensi, la Città sarebbe diventata decisamente meno Eterna.

Ed è con un fiato di gratitudine nel cuore che dovremmo sempre percorrere l'Aurelia, perché se Roma esiste, almeno da queste parti, bisogna dire grazie a un papa che non voleva morire di paura.





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