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Vaticano: Ma l'obelisco, qualcuno lo guarda mai?

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È sempre difficile distogliere lo sguardo dalla Basilica di San Pietro, ma nella piazza ci sono ancora molte storie da raccontare, Colonnato a parte. E infatti basta spostare l'attenzione di qualche metro per scoprire la storia dell'Obelisco sulla piazza. Segui Gaia a caccia di una Roma diversa!

Occorre fare giustizia. Basta, si è perso fin troppo tempo. Nell’immenso patrimonio di San Pietro, la piazza è tenuta nella giusta considerazione, il museo è una delle mete più ambite al mondo, la basilica, non c’è neanche bisogno di dirlo: è quello che è. Tutto ciò che ha a che vedere con il Vaticano, parlando in termini strettamente turistici, è iper-considerato, iper-ammirato, iper-ricercato.

Peccato che negli itinerari di visita di questa amata location romana, le immagini di San Pietro che ci riportiamo a casa sono quasi sempre le stesse. Un esempio di visita-tipo per rendere tutto più semplice da capire?

Arrivo in piazza San Pietro; giro su se stessi per cogliere la bellezza del Colonnato berniniano; messa a fuoco della facciata che – vista così – ci appare sempre un po’ come un “muro”; fila per l’accesso alla Basilica; commenti sulle norme di sicurezza per accedere alla chiesa; arrivo al portone; vaghissimo senso di spaesamento per le varie possibilità di accesso; ultimo sguardo alla piazza con registrazione quasi subliminale dell’obelisco al centro; ingresso in chiesa; passeggiata molle a testa in su e poi in giù e poi di lato fino al Baldacchino; rush finale alla Cattedra di San Pietro, nonché altare principale; rapidissimo sguardo agli altari laterali; arrivo alla Pietà di Michelangelo per attendere il proprio turno e decretare che – in fondo – in foto sembrava più grande. 

Insomma, giustizia va fatta per un elemento di San Pietro che difficilmente viene calcolato.

L’obelisco, chi l’ha visto?

Chi si è mai preso la briga, così, en passant, di domandarsi da dove arriva e da quanto tempo è che sta lì? D’altro canto, per quanto affascinante possa essere, la sua è una competizione persa in partenza, se lo si oppone al più grande luogo di culto della cristianità, uno dei più antichi, costruito sulle ossa di San Pietro addirittura (che poi le ossa non siano le sue, come affermato da insigni studiosi cattolici e non, ormai non importa quasi). Ma perché opporlo? Perché farlo competere?
Basterebbe dedicargli un briciolo di attenzione quando si è lì. Prima o dopo la visita alla Basilica. Tutto qui. 

Qualche notizia perché ammirare l’obelisco di piazza San Pietro si trasformi in qualcosa di più razionale? Eccola. 

L’obelisco, un monolito di granito rosso, è oggi in mezzo alla piazza. È in questa posizione dal 1586, grazie a Domenico Fontana, architetto preferito di Sisto V, che lo collocò lì per volere del papa spostandolo dal fianco della basilica dove era sempre stato fin dai tempi di Caligola, il quale a sua volta, lo portò a Roma per decorare il suo Circo (che era dove ora è la sagrestia di San Pietro) da Alessandria, dove l’aveva lasciato Augusto dopo la campagna d’Egitto. 

Per essere traslocato a Roma, fu costruita una nave gigantesca e l’obelisco venne adagiato sulla stiva e ricoperto di sacchi di lenticchie egiziane che sfamarono la città per molto tempo a venire. Ritornando al 1586, lo spostamento del monolito fu qualcosa di memorabile a Roma. Viste le dimensioni (oltre 25 metri senza basamento), ogni movimento delle maestranze (800 persone) era diretto da particolari squilli di tromba. Il tutto avvenne in un silenzio spettrale, perché ai romani fu impedito di fare alcun rumore per non disturbare gli operai e i trombettieri, pena la morte. Si dice che addirittura furono allestite delle forche intorno al cantiere per eseguire la condanna sul posto. Infine, pare che durante tutta l’operazione lo stesso architetto del papa, Domenico Fontana, avesse fatto tenere pronti dei cavalli sellati per fuggire nel caso qualcosa fosse andato storto.

Ecco. La prossima volta che guarderete l’obelisco al centro della piazza, pensate alla fatica, alle rive del Nilo, all’odore del mare. Quindi pensate al silenzio, agli squilli delle trombe, al fiato trattenuto, al rumore delle funi, alla tensione e al sudore. Ma soprattutto lasciatevi avvolgere da quel silenzio. Poi andate a visitare quello che vi pare: tanto siete a San Pietro.





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