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San Lorenzo: La memoria del quartiere operaio

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Quartiere operaio e studentesco, San Lorenzo non è solo la zona di Roma a più alto tasso di pizzerie. Va conosciuto con una passeggiata lenta, tenendo conto delle memorie antiche e moderne che custodisce e del suo fascino tutto speciale. Segui Gaia alla scoperta di una Roma diversa!

La nuova Roma post-unitaria si era data una svegliata dal torpore eterno in cui l’avevano tenuta i papi. La burocrazia si doveva semplificare, il fiume si doveva domare, le fabbriche sarebbero arrivate, gli operai e gli impiegati dovevano trovare alloggio. Il centro storico, ormai prossimo al collasso, doveva essere liberato da quelle casupole una appiccicata all’altra, le strade andavano allargate per permettere al vento del progresso di spazzare via il vecchio e l’immobilismo, e i rioni andavano svuotati per riempire nuovi quartieri appena un po’ più periferici, autosufficienti, con un po’ di verde e le case piccole ma comode. 

Con una sfilza di buoni propositi, la fine dell’Ottocento a Roma chiudeva un secolo di rivolte, attentati e guerre all’insegna del futuro e della semplificazione, della divisione sociale e della rivoluzione industriale.
San Lorenzo fu figlio di questa atmosfera. 

Ma fu un figlio ribelle, come spesso succede anche nelle migliori famiglie.
Qui infatti, vicino alla Stazione Termini recentemente ingrandita e non lontano dall’Esquilino, dedicato più che altro alla piccola borghesia, nacque questo quartiere operaio, dove trovarono casa anche gli artigiani, soprattutto quelli del marmo, vista la presenza del Cimitero di Roma, il Verano, che oggi è una meta turistica insolita, ma fortemente consigliata. 

Nel quartiere, con gli anni, si installarono varie fabbriche, uno stabilimento della Birra Peroni, la Vetreria Sciarra da cui uscirono i vetri della Teca Morpurgo che custodì l’Ara Pacis fino all’arrivo di Meier una decina d’anni fa e il Pastificio Cerere, oggi sede di atelier di artisti contemporanei. Ma a mettere fabbriche e operai tutti nello stesso luogo, autosufficiente per definizione, si rischia di alimentare teorie di giustizia sociale e di auto-organizzazione che possono dar fastidio e neanche poco.

E così fu. Infatti, tanto per fare un esempio, San Lorenzo fu il primo quartiere di Roma ad aver capito che ai fascisti la marcia sulla Città Eterna non bisognava lasciargliela fare e si ribellò tirando pentole e mattoni dai casermoni umbertini all’esercito di Mussolini in camicia nera. La reazione dei nuovi padroni però non si fece attendere e poco dopo, perciò, iniziò per San Lorenzo il lungo periodo delle rappresaglie e dei rastrellamenti, della repressione sistematica e degli arresti arbitrari. Ma questo, al di là di fiaccarne lo spirito, non fece altro che rinforzarne la spina dorsale. E rese il quartiere quello che è: rosso, di indole proletaria, amante delle comunità unite e anti-autoritario per aspirazione. 

San Lorenzo reagì con così tanta forza e in tempi talmente tanto poco sospetti che da qui cominciò anche la resistenza del sud di Roma. E se quartieri come il Quadraro, Centocelle e il Quarticciolo furono la spina nel fianco dei nazisti occupanti della Città Eterna (aperta, ma occupata) il merito si deve anche alle signore di San Lorenzo che si difesero a colpi di pignatte e pietre dai fascisti del 1922, facendo capire a tutti che il destino non è ineluttabile se uno se lo decide da sé. 

Ventuno anni più tardi, le bombe degli americani portarono sullo Scalo ferroviario (e di conseguenza sul quartiere) morte e distruzione che oggi fanno parte – insieme ai ricordi gloriosi delle proteste – della memoria collettiva di questo luogo. 

E oggi, che San Lorenzo è pure il quartiere degli studenti, delle pizzerie a buon prezzo, di Radio Onda Rossa, di Via dei Volsci e degli appartamenti-buco affittati a caro prezzo non è difficile riscoprire questa memoria semplicemente passeggiando fra i palazzi, o fra i viali del Verano, dove riposano romani famosi e sconosciuti in un abbraccio che non poteva avvenire se non qui. Nel quartiere che fu un figlio ribelle dell’Ottocento romano e per questo, forse, il più caro.





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