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San Giovanni: Quando c'erano i briganti

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Terra di pastori e briganti, San Giovanni in Laterano, fino al Cinquecento, è stata una landa desolata dove incendi e rapine erano all'ordine del giorno, una piccola "passeggiata" nella storia aiuterà a ricostruire quei paesaggi. Segui Gaia alla scoperta di una Roma diversa!

Oggi si arriva a San Giovanni cercando il centro di Roma che appare, come una visione o un miraggio, non appena ci si lascia la Cristoforo Colombo alle spalle e si mette a fuoco un obelisco di granito rosso, svettante, davanti alle prime propaggini della Basilica di San Giovanni in Laterano

Questa visione, spesso accompagnata da clacson tuonanti e mini-ingorghi al semaforo davanti all’Obelisco, è solo un anticipo del mare di cose da vedere in zona e delle mille passeggiate che possono cominciare dalla piazza storica del Primo maggio romano, come fosse un chilometro zero, l’inizio di una corsa ad accaparrarsi tutti i monumenti della città, i suoi vicoli, i suoi colori, partendo da un complesso religioso importantissimo per i romani e per tutto il mondo cattolico.

San Giovanni in Laterano è la Cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano è la prima sede della Santa Romana Chiesa con il Palazzo Apostolico, parte del complesso lateranense, e il Sancta Sanctorum che è anche conosciuto come il luogo più sacro del mondo, vista la presenza di reliquie di prima grandezza che per qualcuno sono addirittura la prova e il segno terreno dell’esistenza di Dio.

Difficile pensare che qui, una volta (una volta alla fine del Medioevo), non si venisse mai per paura di soccombere sotto le armi dei briganti. Sì, i briganti. Perché questa non era veramente Roma.

Nel 1308, la piazza di San Giovanni era piuttosto una periferia della città dei papi, un angolo quasi di campagna a ridosso della porta che segnalava la fine dell’Urbe. Oltre quella porta c’era l’Agro romano, c’erano i pastori che entravano e uscivano e i briganti, di conseguenza. Poco prima, invece, c’era il relitto della basilica voluta da Costantino intorno al 313 della quale si sa pochissimo, a parte qualche descrizione molto fantasiosa e troppo leggendaria perché gli si possa dare valore di veridicità.

San Giovanni, nell’annus horribilis del suo primo incendio (1308, appunto), era giusto un rudere che si univa ad altri ruderi più datati in una zona che veniva progressivamente dimenticata, in una città che si contraeva sempre di più per prepararsi a rinascere grazie all’intervento decisivo dei papi costruttori. Ma questa è una storia che sarebbe cominciata più tardi, secoli più tardi.

Nel 1308, dunque, non c’erano che sterpi, pericoli, qualche gregge sparuto all’orizzonte e il lavoro di un gruppetto di restauratori che si industriava per recuperare il recuperabile dopo l’incendio.
Neanche sessant’anni più tardi, nel 1361, un altro incendio distruggeva anche quel poco che era stato fatto. E San Giovanni si trovò a soccombere di nuovo a un destino che – ormai – sembrava fatale.

Solo sul finire del ’500, grazie alla caparbietà di un papa cocciuto e con il pallino dell’urbanistica come Sisto V, la basilica ricominciò a vivere, lentamente come si addice a un’opera particolarmente importante, ricoprendosi di angoli pregiati, opere importanti e dal messaggio solenne.

Poi fu la volta di Clemente VIII (ma quasi all’inizio del Seicento) che si adoperò a commissionare gli affreschi per ridecorarne il transetto con un messaggio chiaro di divulgazione dei dogmi religiosi e San Giovanni si trasformò nella depositaria di una verità diretta ai fedeli: biblia pauperum, la bibbia dei poveri. Quindi arrivò Borromini che conferì all’interno della Basilica la forma che ancora conserva. E poi, infine, vennero tutti gli altri, a trasformarla nel delirio d’oro che è oggi. 

Solo due secoli dopo il primo incendio devastante, cui seguirono le scorribande dei briganti e i pericoli di un pezzo dimenticato della città, quindi, la zona ricominciò a essere Urbe. E adesso che la consideriamo il “chilometro zero” di un turismo camminatore e curioso, nonché uno dei luoghi più importanti della cristianità, andrebbe ogni tanto ricordato che è stata strappata all’oblio, alle coltellate dei briganti e a quattro pecore puzzolenti che brucavano l’erba davanti a un rudere bruciacchiato.





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