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Piazza del Popolo: a caccia di fantasmi sotto l'obelisco

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Opere d'arte dovunque si volti la testa, l'affollamento tipico del centro storico, i paesaggi noti di una Roma turistica che sembra non poter svelare più alcun segreto, in questa piazza stranamente vasta e sgombra per essere nella Città Eterna ci sono ancora piccoli margini per una visita insolita, emotiva, sentimentale. Segui Gaia alla scoperta di Piazza del Popolo

Ci sarebbe da scrivere un libro sulle opere d'arte contenute nei pochi (relativamente parlando) metri quadrati di Piazza del Popolo. Anzi, un libro per ogni capolavoro contenuto nello slargo da cui si viene precipitati nel caos di via del Corso. 

Le chiese gemelle volute da Alessandro VII, la piazza stessa trasformata dai progetti di Valadier all'inizio dell'Ottocento (che Giuseppe Gioachino Belli odiava), la Porta - accesso a Roma da Nord di primaria importanza - restaurata nel Cinquecento da Sisto V e poi a metà Seicento da Alessandro VII per accogliere degnamente la regina senza trono Cristina di Svezia

A Piazza del Popolo si può tranquillamente indugiare mezza giornata senza uscire dal suo perimetro. Studiarne le iscrizioni, carpirne un'appartenenza al tessuto più intimo della Città Eterna fra le pieghe di una ristrutturazione che la fa sembrare un salotto buono dissonante rispetto al fascino scomposto della capitale. 

Eppure, il suo segreto migliore (e meglio custodito) è la storia della piazza in sé. Pensateci dopo aver ammirato i quadri di Caravaggio custoditi nella Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, dopo aver sospirato davanti alla lapide in cui ci si ricorda che la piazza era deputata alle pubbliche esecuzioni dei condannati a morte, dopo aver tentato di decifrare la valenza politica dell'ultimo restauro (seicentesco, ripetiamo) della Porta. 

L'invito è di sedersi fra i leoni che decorano la fontana dell'obelisco al centro della piazza, scegliere un angolino comodo e cominciare a evocare. 
Immaginate piazza del Popolo vuota. Sulla destra - più o meno dove oggi c'è la chiesa di Caravaggio - un boschetto di pioppi (e da qui dovrebbe derivare una prima spiegazione relativa al toponimo: popolus in latino vuol dire anche pioppo) e - fra i pioppi - un sepolcro romano che doveva appartenere alla potente famiglia dei Domizi Enobarbi, la famiglia di Nerone. 

Ecco, immaginate anche Roma nel Medioevo, i carretti di contadini che entrano dalla Porta (assai più malmessa di oggi), le bestie che stazionano al centro della piazza e una strana processione di romani che vengono a poggiare fiori sul mausoleo antico. Qualcuno recita una litania che sembra una preghiera. Qualcuno si segna. Non si sa, insomma, se dietro c'è la riscoperta del valore storico di una figura controversa come quella di Nerone, o la superstizione perché da secoli si dice che in Piazza del Popolo si aggiri il fantasma dell'imperatore a tormentare chi si attarda da quelle parti.

Non sappiamo quindi se Pasquale II, il papa che esorcizzò lo spettro costruendo una cappellina al posto del boschetto di pioppi, volle tranquillizzare le notti del suo popolo, o mettere fine a uno di quei culti strani che a Roma hanno sempre convissuto con la religione cattolica, ma Santa Maria del Popolo nacque così, sul finire dell'anno Mille. Da una cappella costruita in tutta fretta, perché il popolo avesse un luogo più consono in cui andare per offrire i propri sospiri e le proprie speranze.

Mentre siete comodamente seduti, infine, ripetetela questa parola magica: popolo. Vi suonerà strana in una piazza che sembra fatta apposta per accogliere forestieri e non per svelare il cuore dei romani. Poi ripensate al boschetto, ai fantasmi, ai mille sentieri che ha percorso la religione a Roma prima di attestarsi nella forma che oggi tutti conosciamo e innamoratevi di questa piazza aliena, anche se al grande Belli proprio non sembrava romana.






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