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Il Celio. Via dalla pazza folla

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Come si fa a scappare dai soliti itinerari dedicati al Colosseo? Basta salire sul Celio e godersi un silenzio irreale, paesaggi romantici sulle rovine, strade polverose e un po' di architettura medievale nel cuore di Roma antica

Bisogna ammetterlo. Va bene, sarà anche banale, ma il Colosseo è sempre uno spettacolo che toglie il fiato. Certo, non è esattamente l’ultima novità in quanto a itinerari romani insoliti, ma la vista dei suoi archi, della sua incredibile nobiltà che si staglia sotto il cielo di Roma è una di quelle cose che ci fa ancora stringere il cuore.
Ammettiamolo, quanti di noi si sono sentiti fieri come mai a vederlo rappresentato nel Gladiatore? Ehi, se quel film ha vinto tutti quegli Oscar lo si deve anche all’inossidabile bellezza della Città Eterna rappresentata dagli scenografi di Ridley Scott, mica spiccioli.
L’Anfiteatro Flavio è lì, splendido e inamovibile, in perenne pericolo di vita (perché lo smog del traffico lo minaccia dall’invenzione del motore a scoppio), depositario di un passato sanguinario eppure così significativo. Ha visto gladiatori morire, prigionieri di guerra venire massacrati, bestie feroci ingaggiare furiosi combattimenti. Ha osservato i romani che si divertivano e trame politiche che si tessevano sulla sabbia dell’arena e infine – forse – ha visto i primi cristiani perseguitati e condannati alla pena capitale con una voluttà che solo la crudeltà degli imperatori romani poteva concepire.
Con tutti questi pensieri in testa come non avvicinarsi alla sua splendida mole? Come non mettersi in fila fiduciosi, in attesa di diventare parte dell’eterna magia del Colosseo? Di recente c’è poi un’altra ragione per affrontare pazientemente l’attesa: il terzo anello superiore è finalmente visitabile così come i sotterranei, dove si preparavano gli spettacoli dei giochi.
E infatti, eccoci in fila. Non tanto fiduciosi, però, perché nel frattempo sono passate due ore, la coda non accenna a diminuire e la fatica di visitare il simbolo di Roma sta cominciando a farci passare la voglia di ammirarlo.
Perché non scappare, allora? Non sarebbe certo un’offesa al monumento. Tanto ci saranno sempre schiere di turisti da tutto il mondo pronti a pagare il prezzo (non solo economico) della visita “must” se si viene nella capitale.
L’itinerario alternativo per chi proprio non se la sente di affrontare tutto questo strapazzo è giusto dietro l’angolo. Il Celio è un momento di quiete se il Colosseo è il caos urlante.
Sia che ci si decida ad andarlo a visitare passando per il suo “lato” urbano da via San Giovanni in Laterano o dal lato rustico (cioè da via di San Gregorio e da via Celio Vibenna) l’immagine rimarrà sempre quella di un luogo avulso dall’aspetto “metropolitano” di Roma. Il Celio è ancora immerso in un’aura medievale, sorvegliato da chiese severe, come la basilica dei Santi Quattro Coronati, punteggiato di orti (da non perdere il passaggio del Clivo di Scauro, a due passi dall’orto dei proprietari della chiesa di San Gregorio), colorato di capperi selvatici che si aggrappano ai muri antichi, cullato dai miagolii dei gatti che abitano Villa Celimontana e le rovine di ciò che resta del Tempio di Claudio, oggi mimetizzato sotto il campanile della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Ma soprattutto silenzioso, mistico quasi e per questo meta di una fuga ideale dalla confusione che regna sovrana sotto l’Anfiteatro Flavio.
Poco oltre la chiesa, oltrepassata via di San Paolo alla Croce verso via della Navicella, le memorie di un Celio “militarizzato”, nonché sede dell’ospedale militare che molti giovani romani hanno conosciuto durante i famigerati “tre giorni”, emergono a partire dalla toponomastica. Largo della Sanità militare è ovviamente l’indirizzo dell’ospedale, ma ha anche il pregio di immetterci in via Santo Stefano Rotondo, dove si incontra l’omonima chiesa a pianta circolare.
Da poco riaperta al pubblico dopo un lungo ciclo di restauro, la chiesa va visitata in silenzio, seguendo la sua forma accogliente, decorata da un girotondo macabro di affreschi della fine del Cinquecento che rievocano i martiri del passato, senza lasciare nulla all’immaginazione, soprattutto il sangue.
Infine, occorre andare a curiosare in un’altra chiesa, stavolta dedicata a Santa Maria in Domnica, che sfiora un resto delle antichissime Mura Serviane, fra i primi baluardi a difesa della città. Il tutto prima di potersi andare a riposare nel verde di Villa Celimontana, dove la fuga sembrerà qualcosa di dovuto al cuore segreto di Roma, ma senza nulla togliere a Sua Maestà il Colosseo.




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